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Une tour à l'entrée de Venise

 
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Pietro



Inscrit le : 15 Sept 2006
Messages: 307
Localisation : Venezia

Message Posté le : Mer 19 Déc 2007, 00:19:07    Sujet du message: Une tour à l'entrée de Venise Répondre en citant

Les architectes vénitiens dénoncent pe^le me^le:

- un projet de construire une tour cubique de 27 m de haut pour un volume total de 22.000 m3 et un centre commerciale à la gare maritime à co^té du Tronchetto (moi je trouve que le Tronchetto est tellement moche qu'on peut difficilement faire pire et puis il y a déjà le parking autorimessa comunale du Piazzale Roma alors un bloc de béton en plus ou en moins ne changera rien);

- le projet de Pinault d'installer ses unités d'air conditionné sur le toit des ba^timents de la Douane de Mer - pluto^t des magasins du Sel. Cela, c'est vrai que cela ne semble pas une bonne idée.



Citation:

Una torre alta 27 metri, alle porte ...


Una torre alta 27 metri, alle porte della città; al suo interno dovrebbero trovar luogo un albergo e un centro commerciale, per un totale di 22mila metri cubi. Questo progetto, subito contestato dagli architetti e dagli ambientalisti, è stato ieri denunciato/annunciato da Stefano Boato, docente Iuav e componente della Salvaguardia. «Non so ancora con quali autorizzazioni - ha detto Boato - l'autorità portuale presenterà questa aberrante idea legata alla Marittima, dove sorgerà l'autorimessa. Ben presto arriverà in Salvaguardia come piano particolareggiato. Certamente sia in Salvaguardia che presso la Soprintendenza giungeranno le debite pressioni di proprietari forti, condita dalla firma di un architetto di nome. Ormai è prassi, come per Punta della Dogana». Boato ha parlato ieri pomeriggio nella sala piccola di San Giovanni Evangelista, durante l'incontro "Conservazione dell'autenticità negli interventi del costruito veneziano", promosso dalla facoltà di Architettura, da Italia Nostra e dall'Ordine degli architetti.
«A Venezia come altrove - ha detto Giancarlo Carnevale, preside della facoltà di Architettura - vige la moda dell'architettura spettacolare, come glamour. A volte non basta il pedigree: se un cattivo architetto farà sempre pessime opere, non sempre un buon architetto compie belle imprese. Creatività è anche arroganza, disconoscenza, voglia solo di lasciar il segno. E' un sintomo di debolezza nell'architettura, lanciato dagli archistars». «La torre alle porte della città storica è una bestemmia - ha affermato Giuseppe Cristinelli, ordinario di restauro - anche il cubo progettato da Tadao Ando è un orrore, perché in cemento, non in sintonia con il concetto materico e ideale dell'edificio. Tutti coloro che si occupano di restauro, dovrebbero assoggettarsi a certe regole». «Anche riguardo gli apparati di riscaldamento - ha rincarato Boato - ho sempre espresso il mio parere contrario all'allocazione sul tetto. Palazzo Grassi, Ca' Farsetti ed altri palazzi storici hanno gli apparati nel sottosuolo o comunque in un alloggio ricavato, non certo sul tetto, come vorrebbe il proprietario di Punta della Dogana, per ricavare spazio».

«Il concetto di modernità - ha aggiunto Alvise Benedetti, presidente locale di Italia Nostra - può investire negativamente l'autenticità, come voler a tutti i costi una Venezia omologata alle città di terraferma. Venezia deve conservare la sua identità, ovvero il rapporto con l'acqua e con la laguna. Invece, a fronte di un troppo insistito bipolarismo, assistiamo ad isolette portarifiuti e a parchi sarcofago. Si perde, in tal modo, il concetto di identità, che dovrebbe permeare ogni scelta ed intervento». «L'ordine degli architetti - ha esposto il suo presidente, Antonio Gatto - rifiuta restauri e pianificazioni frammentarie ed occasionali. Per Porto Marghera, abbiamo invitato l'amministrazione a seguire un filo logico, fuori dai sistemi della nuova contrattazione fra settore politico e privato. Inutile realizzare qualunque intervento a Porto Marghera, purchè qualcosa si faccia. Non possiamo perdere l'unità di ciò che sebbene fu inquinante e fonte di dolore, un tempo rivestì la valenza di lavoro e di speranza».

Tullio Cardona


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