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Pétrochimie moribonde

 
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Pietro



Inscrit le : 15 Sept 2006
Messages: 307
Localisation : Venezia

Message Posté le : Ven 07 Déc 2007, 11:47:57    Sujet du message: Pétrochimie moribonde Répondre en citant

Rien ne va plus sur la plateforme pétrochimique de Marghera.
La production étant en ligne, les sous-produits des uns formant la matière première des autres, certains usines qui ferment mettent en crise profonde les autres.

Actuellement grève générale.

Cela donne à penser sur le futur - ou pluto^t le passé - industriel de la ville. Encore plus de gens pour vendre des masques de carnaval aux chinois Crying or Very sad Crying or Very sad .
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Pietro



Inscrit le : 15 Sept 2006
Messages: 307
Localisation : Venezia

Message Posté le : Ven 07 Déc 2007, 11:48:40    Sujet du message: Répondre en citant

Oops, j'avais oublié l'article du Gazzettino d'hier.

Citation:


«Se non vendiamo nulla dobbiamo chiudere»
Le fabbriche chimiche hanno lanciato l’allarme, ma i sindacati non si fidano più di nessuno: lo sciopero continua

La misura è colma. Il problema è che ieri mattina l'hanno detto quasi all'unisono sia le industrie sia i sindacati e poi se ne sono andati ognuno per la propria strada: continuano gli scioperi, parte la cassa integrazione. Le industrie chimiche che operano a Porto Marghera hanno le scatole piene e le pipe-line vuote di materie prime a causa della protesta dei lavoratori che, dal 20 novembre scorso, hanno portato gli impianti al minimo tecnico, ossia ad un livello di produzione così basso che basta appena appena a mantenerli attivi, non certo per rifornire i clienti. I sindacati, dal canto loro, non ne possono più delle mancate risposte dei Ministeri e degli enti locali, dei ritardi nelle autorizzazioni, dell'immobilità delle aziende che non investono, ed ora anche della decisione di Polimeri Europa (gruppo Eni) di mettere in cassa integrazione 288 dipendenti a Ferrara.
L'incontro tra sindacati e aziende chimiche, tenutosi ieri mattina nella sede di Unindustria al Vega di Marghera, non ha portato dunque alcun risultato, anzi, le posizioni si sono ancora più irrigidite: i gruppi chimici annunciano che stanno esaminando ulteriori provvedimenti per tutelarsi, i sindacati annunciano ulteriori forme di lotta: a Marghera gli impianti resteranno al minimo tecnico fino al 13 dicembre, giorno in cui si riunirà Roma la Commissione Via nazionale per avviare l'istruttoria sul progetto di bilanciamento delle produzioni di cvm e pvc della multinazionale Ineos; ma da ieri anche i sindacati degli altri petrolchimici padani (Ravenna, Mantova e Ferrara) si sono piuttosto arrabbiati e hanno deciso di rispondere alla cassa integrazione con un primo sciopero e con la minaccia di bloccare la pipe-line che porta le produzioni di Mantova al principale cliente. La mossa di Polimeri Europa, invece di dividere i lavoratori, li ha in definitiva ricompattati.

«Prima annunciano che mettono la gente in cassa integrazione, e dopo ci convocano - dicevano ieri i segretari di Cgil, Cisl, e Uil dei chimici -. Secondo loro noi avremmo dovuto interrompere la protesta per evitare che quel provvedimento diventi operativo. È un ricatto bello e buono e non possiamo piegarci, le regole non sono queste».

A proposito di regole ieri Eni, Ineos e le altre aziende coinvolte dalla diminuzione delle produzioni hanno chiesto che i sindacati accettino di ridiscutere quelle che disciplinano gli scioperi perché, dicono, questa forma di agitazione non sta scritta da nessuna parte: i lavoratori, infatti, arrecano danni alle aziende riducendo al minimo le produzioni, ma non perdono un soldo in busta paga perché formalmente sono sempre presenti al lavoro. Le aziende dicono che gli accordi prevedono la possibilità di portare gli impianti al minimo tecnico al massimo per otto ore, eventualmente ripetibili in seguito, ma in questo caso siamo di fronte ad un'azione ad oltranza che dura dal 20 novembre e che non si fermerà prima del 13 dicembre.

«Decideremo giovedì prossimo se riportare gli impianti alla normalità o continuare - hanno detto ieri i delegati di Cgil, Cisl e Uil -: se i primi lavori della Commissione Via daranno un minimo risultato positivo, che faccia sperare per la concessione entro fine dicembre dell'autorizzazione attesa da 7 anni, interromperemo la protesta, altrimenti saremo costretti a continuare».

Le aziende sono state altrettanto chiare parlando di «rilevantissimi danni economico-finanziari con riflessi anche su stabilimenti a valle». Il paradosso, dicono le aziende, è che se anche entro dicembre arriva l'autorizzazione per il cvm, rischia di non servire più a nulla perché le aziende non saranno più in grado di affrontare gli investimenti necessari.

Ineos, in proposito, ha sottolineato di essere più in difficoltà di altri gruppi perché, in attesa dell'autorizzazione, ha chiesto finanziamenti alle banche e fiducia agli azionisti, ma ora i mancati guadagni rischiano di vanificare tutto; quindi è probabile che stia per seguire le orme di Eni, mettendo lavoratori in cassa integrazione.

Le industrie dicono che non hanno alcuna responsabilità se le autorizzazioni continuano a tardare, i sindacati rispondono che stanno facendo scioperi proprio per ottenere quelle autorizzazioni. È un circolo vizioso dal quale non si riesce ad uscire, e i gruppi industriali insistono che «queste continue agitazioni creano situazioni di incertezza incomprensibili che non favoriscono né il consolidamento delle realtà né nuove iniziative».

Elisio Trevisan

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